martedì 26 settembre 2017

Estratto n. 4 - Il 1986 di Antònio ha il segno della fiducia tradita

Il Ponte 25 de abril a Lisbona


Ti propongo il quarto estratto dal romanzo "6/6/66 - Quattro vite oltre il Novecento".

Siamo nel 1986.
Antònio ha 20 anni e vive a Coimbra, in Portogallo. La vita gli ha riservato sofferenze, ma anche gioia: quella di veder crescere la sorellina Luna. Ed un ritorno inaspettato sembra lenire le vecchie ferite...

Il romanzo integrale è scaricabile GRATIS in versione e-book. 

Buona lettura!

P.S. Per comodità di lettura, nel testo troverai grassetti, sottolineature, hashtag e link che, tuttavia, NON sono presenti nella versione originale del romanzo.

#1986 - Capitolo 6 - #Antònio 
[...] È un mese ormai che siamo tornati ad essere solo io e #Luna. Con papà i rapporti sono più distesi, ci sentiamo al telefono. Sembra sereno. Il proposito di cambiare: non è la prima volta che lo esprime, a parole. Poi però, quando ti ha quasi rassicurato sul cambio di rotta, ci ricasca. 
A volte vorrei andarmene via. Oltre l'Atlantico. In America, assieme a Luna. Per rifarci una vita. Vorrei ritornare a studiare. Avrei continuato volentieri, mi sarei iscritto alla Facoltà di Ingegneria Informatica. Poi i guai di papà mi hanno travolto. Ci hanno travolto. Sono stato costretto a rimboccarmi le maniche. Piccoli lavoretti mi tengono occupato tutto il giorno. Ma devo tenere duro...
Suona il campanello. “Vado io, António”. Luna apre la porta a due bellimbusti della #polizia. “Buongiorno, piccola, tuo fratello è in casa?”. “Ss...sì, certo. António, vieni! Ma....cosa è successo?”. “Adesso ne parliamo con tuo fratello, ma non ti devi preoccupare”. Il volto rigido del poliziotto - poco più vecchio di me - si scioglie in una espressione comprensiva e quasi dolce. Ci risiamo, me lo sentivo. Ancora quel groppo al cuore mi attanaglia … e poi torna quella rassegnazione alle brutte notizie che fiacca, ancora una volta, le mie speranze. 
La porta della cucina è chiusa dietro di noi. “Riguarda suo padre. È scomparso”. “Cosa? Ma non è possibile, l'ho sentito solo tre giorni fa”. Il cuore mi balza in gola, sono costretto a sedermi. Fuggito. Ma dove? “Se dovesse farsi vivo con lei o con sua sorella, deve assolutamente avvisare la polizia”. 
Non sta succedendo a me, non può essere. Lo odio! Ci sta di nuovo facendo del male. Come temevo, non è cambiato. Come ho potuto essere così stupido? Questo mi succede se seguo il cuore … mi è capitato un padre che non è più in grado di darci alcuna sicurezza. Altri sono, forse, più fortunati. Io ho avuto lui.  
“António, cosa è successo? Dimmelo ti prego”. Luna mi mette con le spalle al muro, appena i poliziotti se ne sono andati. La promessa. Da domani ti parlerò da grande a grande. Come posso continuare a proteggerla senza più poterle mentire? “Papà ... è scappato [...]” il mio è un sussurro. Quanto avrei desiderato non dover pronunciare questa frase! Un silenzio segue la rivelazione. Mi aspetto il peggio. Prevedo lacrime ed urla, e mi preparo ad abbracciarla. 
Ma quello che temo non accade. Anzi Luna chiede, con gli occhi asciutti: “Dove si trova adesso?”. Qualcosa non mi convince nell'espressione del viso di mia sorella. Conosco le sue esitazioni, i motivi dei suoi pudori. Difficilmente mente, ma quando lo fa me ne accorgo. Rimango spiazzato. “Perché me lo chiedi, tesoro? Non sembri sorpresa...”. “Che dici, António? Sono sconvolta...” mi risponde “...e non riesco neanche a pensare”. 
“Non ti devi preoccupare, Luna. Io sono sempre con te, supereremo anche questa brutta vicenda. Non avrei dovuto fidarmi di lui .... non avrei dovuto! Quel....”. “No, António, basta, ti prego ... Non è colpa di nessuno”. Colpa di nessuno? Che significa? La colpa è chiaramente di quell'uomo, che ormai con noi ha chiuso. Non mi farò più abbindolare. 

#Lisbona. Sono passati due mesi. Non riesco a dimenticare lo sguardo di una bambina combattuta. Fra ideali di giustizia, infantili e puri, e l'amore forte, fortissimo per un padre assente, colpevole, egoista. Ho ancora la lettera di #Luís stampata nella mia memoria. L'ho trovata in casa il giorno dopo la visita della polizia. [...]
Salazar ha lasciato il segno in questa città. Il ponte da cui osservo i tram arrampicarsi sulle colline e poi scendere a folle velocità è il monumento alla megalomania del dittatore. Anche tu, Luís, sei stato megalomane nella tua disperazione, nella tua fuga rocambolesca. [...]
Mi hai rubato anche il sogno, Luís. Non voglio più chiamarti papà. Ma ti ritroverò [...], dovessi impiegare dieci anni.
 [CONTINUA]


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