martedì 30 gennaio 2018

Genesi di un romanzo: 2) Perché proprio a matita? E dove pensavo di arrivare?


Partecipa, il prossimo 14 Febbraio 2018, alla presentazione del romanzo 6sei66 che avverrà presso la Libreria Voltapagina a Parma: leggi di più sull'evento

Ciao sono Alberto, l'autore di 6sei66. Vuoi conoscermi meglio? Provo a farmi qualche domanda e a darmi qualche risposta. Inizio con: 

Perché proprio a matita? E dove pensavo di arrivare?

(CONTINUA) Riscrivere un libro in formato digitale, copiandolo dal quaderno consumato di segni e parole a matita che capisco solo io (a volte neanche io), non è un’attività entusiasmante. Ti chiedi mille volte “perché, povero id…ta, non hai scritto subito tutto su word?”. Perché? Non lo so con precisione. Forse è stata la voglia di tornare a scrivere a mano, dopo anni di battute forsennate sulla tastiera. Un desiderio connaturato, in me, alla stessa idea di scrivere una storia. Anche ora, che racconto la genesi del romanzo, mi ritrovo a scrivere a mano prima di ricopiare il testo sui social.
Non è solo la scrittura a mano che cerco. C’è anche lo scrivere a matita e non a biro. Mi sembra, così, un lavoro più “artigianale” perché modificabile o addirittura cancellabile del tutto. Del tutto no, in realtà. Rimane sempre il residuo di ciò che è stato cancellato: un segno sbiadito, una storia, una evoluzione, un consumo di intelletto e di carta.
È lunga la procedura di videoscrittura di un intero libro. Alcuni errori sono corretti dal programma in automatico, altri no. La rilettura consente, però, nuove aperture, nuove suggestioni. E questo è bene. Scrivi e riscrivi, il libro assume ad un certo punto una inedita unitarietà, seppur ancora provvisoria. Questo è un momento felice, che in parte ti ripaga della fatica e, diciamolo pure, della noia talvolta sofferta. L’illusione un po’ infantile che mi prende, dopo la supposta “fine lavori”, è che l’opera letteraria sia davvero pronta. Un po’ troppo corta, forse. Ma mi dico che sono semplicemente sintetico: è il mio stile. Ora non la voglio più toccare, deve per forza andare bene così.
In questo modo, però, sfioro l’ottusità! Me ne rendo conto, e mi prende la reazione opposta. Depressione. Come ho potuto solo pensare di scrivere un libro, io che al liceo era tanto se prendevo 6 e mezzo di tema? Mi apro allora alla famiglia. Faccio leggere il testo a persone che mi vogliono bene. I commenti sono molto positivi, con alcuni suggerimenti che subito cerco di utilizzare.
Mi piace vincere facile: è la mia famiglia. Cosa mi aspettavo, che mi stroncasse? Sorella con tre lauree, lettrice accanita da sempre, mi dice “scopro di avere un fratello scrittore!”. Mi “gaso” non poco, e dopo aver fatto le modifiche suggerite inizio a tamburo battente la campagna di diffusione.
Un po’ snobbo, all’inizio, i concorsi letterari per esordienti. Vado diritto alle case editrici. Vuoi che la Mondadori, vedendosi recapitare il mio romanzo, non lo pubblichi subito ricoprendomi di guadagni? I tempi previsti da grandi e piccoli editor sono però…lunghissimi! Si va dai 3 mesi (ma è raro) ai 6 mesi (più frequente) fino ai 9 mesi. Un vero e proprio parto! Mi metto in questa testolina partita per la tangente che per me faranno un’eccezione. Figurarsi se impiegheranno sei mesi per rispondermi, ovviamente positivamente.
Forse avrete già intuito che sto andando incontro ad un….30 a zero? Magari 25? No, più probabilmente 40 a zero…

[CONTINUA] 
Partecipa, il prossimo 14 Febbraio 2018, alla presentazione del romanzo 6sei66 che avverrà presso la Libreria Voltapagina a Parma: leggi di più sull'evento


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